La mia culla era a fianco alla biblioteca,
oscura Babele, miscuglio di romanzi, scienze,
novelle, cenere di latini e polvere
di Greci. Ero alto come un in-folio.
Due voci mi parlavano. Una, insidiosa e ferma,
diceva:" La terra è come un dolce pieno di malìa;
io posso infonderti un appetito di volume
eguale: sentirai che piacere senza fine!".
L'altra:" Vieni! vieni a viaggiare nei sogni,
al di là del possibile e del conosciuto!".
E cantava come vento sulla spiaggia,
fantasma lamentoso, giunto chissà da dove,
che accarezza l'orecchio e insieme l'atterrisce.
Ti risposi:" Sì, dolce voce!". Da allora
iniziò quel che si può la mia piaga
e la mia fatalità! Dietro lo scenario
dell'esistenza immensa, nel più nero abisso,
vedo distintamente strani mondi
e, vittima estatica della mia chiaroveggenza,
trascino serpenti che mi mordono le scarpe.
Da allora, così come i profeti,
amo teneramente il mare ed il deserto,
rido nel dolore e piango nella gioia,
trovo di dolce gusto il vino più amaro,
prendo spessissimo fatti per finzioni
e con gli occhi al cielo cado nelle buche.
Ma la voce mi consola e dice: "Tieniti i sogni:
I saggi non ne hanno di così belli come i pazzi!".
(Charles Baudelaire - “La Voce” – da "Les Fleurs du Mal")
sabato, luglio 09, 2011
venerdì, marzo 04, 2011
Virginia Woolf
"in ognuno di noi c'è una foresta vergine; una distesa di neve che non è stata ancora segnata nemmeno dall'impronta di un uccello. Lì viaggiamo da soli e non vogliamo compagnia. Essere sempre compresi, sempre accompagnati, sempre compatiti,sarebbe intollerabile."
Virginia Woolf
lunedì, febbraio 21, 2011
La Qabbalah
La Qabbalah
La comprensione dei sistemi cabbalistici parte sempre dalla premessa che sia impossibile per la limitata capacità di coscienza umana riflettere su Dio e contemplarlo. Dio può essere avicinato solamente atttraverso lo studio del suo rapporto con il creato, allo stesso modo in cui come il nome di Dio è impronunciabile e pertanto ci si riferisce a lui con la frase En-Sof (in se stesso, infinito) oppure con il Tetragramma YHVH.
Nel Sefer Yetzirah il tema centrale è il processo di formazione, e i primi elementi del mondo spirituale, che sono tutti emanazioni del Divino, le dieci Sephirot, sfere dell'energia celeste. Esse si presentano configurate nella nota struttura ad albero (immagine a sinistra), l'Albero della Vita. In cima troviamo Kether, la Corona, affiancata sotto a destra da Binah, l'Intelligenza e a sinistra da Chokmah, la Sapienza. L'albero scende quindi attraverso i dieci centri, le porte dell'illuminazione. Il ramo destro è legato al principio maschile, il sinistro al femminile. altre Sefirot (il singolare è Sefirah) del lato maschile destro sono Ghesed (o Hesed) la Grazia o Misericordia e Netzach la Vittoria (alcuni vi attribuiscono anche la Pazienza) mentre dal lato femminile sinistro troviamo sotto a Binah Geburah (o Gevurah) la Potenza o Forza, e Hod, lo Splendore o la Maestà.
Al centro troviamo Tipheret (o Tiphareth) la Bellezza, sotto di essa troviamo Yesod, il Fondamento e infine Malkuth (o Malkhut) il Regno.
Le Sefiroth sono interconnesse attraverso dei percorsi, 22,caratterizzati dalle lettere dell'alfabeto ebraico.
Le Sefirot sono le Trasformatrici, prima emanazione dell'energia infinita dello En-Sof, mentre le 22 lettere, le Autiot, sono le operatrici che hanno il compito di creare il mondo materiale.
Il Sefer Yetzirah afferma che con le lettere "Egli raffigurò tutto ciò che venne fatto e tutto ciò che sarà fatto". La creazione delle lettere stesse è descritta all'inizio del secondo capitolo, dove si dice che Dio prima le incise, poi le plasmò, le permutò, le soppesò e infine le trasformò. Si può facilmente riconoscere in questo passo una sorta di percorso alchemico materiale/spirituale.
L'alfabeto è diviso in tre gruppi: Le Madri, le sette Doppie e le dodici Singole.