martedì, ottobre 01, 2013

Partecipazione all'evento: "human rights- #migrantes" Rovereto

locandine e flyer







Mostra personale Króumëki di Rovereto sala Iras Baldessari

un po' in ritardo lo ammetto ma pubblico il poster della mostra di Rovereto nonchè la presentazione e le immagini dell'allestimento.
Ah, dimenticavo, qui trovate il catalogo ufficiale: 




nel presentare questa mostra voglio partire dal titolo, che non è una parola misteriosa, Króumëki altri non è che la scrittura fonetica del termine "chromakey" così come appare sulla Treccani. 
Provengo dalla fotografia e dalla grafica, ancor prima che dalla pittura, e in ambiente di comunicazione grafica il colore è uno dei canali di comunicazione che non vanno mai lasciati al caso, ho quindi travasato questa mia competenza nell'arte cercando di arricchirla ogni giorno di ricerca approfondimento e studio. 
In inglese, in ambito grafico, viene definito 'colore occulto' il colore volutamente virato in modo innaturale, una fotografia di un limone blu ad esempio, ecco quindi il concetto che mi premeva sottolineare e rinforzare nel senso attraverso l'occultamento fonetico del titolo dato a questa mostra. 
La scelta di questo termine per questa mostra è stata naturale, Chromakey, oltre a significare letteralmente 'chiave cromatica' oppure 'colore chiave', è quella tecnica di ripresa cinematografica nella quale un fondale, oppure alcune parti della scena (persino alcuni attori talvolta), vengono rivestiti di una colore insolito (attualmente si utilizza un verde evidenziatore) che poi diventerà 'invisibile' al successivo trattamento della ripresa e potrà quindi essere sostituito con effetti speciali. In questa tecnica riconosco una interpretazione del mio lavoro, laddove molti artisti sentono l'urgenza di piegare la forma al proprio sentire espressivo io ho trovato invece la mia chiave in un colore che rivesta il colore originario, reso quindi invisibile attraverso l'effetto speciale': un colore che sia rivelatore di un'emozione, un senso, un rapporto, per dare una lettura ritrattistica più approfondita attraverso un artificio che non si limiti ad una scelta estetica formale ma che ne diventi chiave di percezione e di lettura.
La mia ricerca si sposa naturalmente con l'altro filone che mi rappresenta sin dalla prima infanzia: il ritratto. Le immagini fotografiche da cui traggo i ritratti sono prevalentemente scattate da me affinchè il rapporto tra me e il soggetto emerga attraverso quello sguardo condiviso, o tramite quel gesto di naturalezza permesso dalla conoscenza diretta.
La mia natura speculativa e filosofica, divenuta negli anni fortemente orientata alla psicologia, non poteva che trovare nel soggetto umano il proprio campo di interesse. Come tutti i ritrattisti cerco nei volti l'anima, e nelle anime altrui riflessi della mia anima, perchè credo intimamente che possiamo cogliere negli altri solo ciò di cui abbiamo diretta esperienza. Ecco quindi come, attraverso il percorso costituito dai ritratti che giorno dopo giorno decido di realizzare, tratteggio piccoli frammenti che mi rivelino a me stessa e agli altri, per fare ciò nel modo più appropriato ho scelto di ritrarre solo persone con cui sono entrata in contatto, con cui ho avuto modo di condividere un momento della mia vita; alcuni di loro sono persone fondanti della mia esistenza, altri in una biografia potrebbero essere confusi solo per fugaci momenti di passaggio, ma tengo a sottolineare che non sono stati spesso meno importanti nel permettermi di cogliere sfumature, talvolta anche fosche, che altrimenti mi sarebbero sfuggite. 
Vi consegno quindi attraverso questa breve introduzione una mappa per navigare attraverso le mie opere per cercare ciò che vi ho disseminato, rivelato, occultato o evidenziato e trovare magari qualcosa che a me stessa è ignoto.

Tiziana 'Tirtha' Giammetta


Allestimento prima dell'apertura:

















Alcuni quadri recenti



Alcuni quadri recenti



Iolanda, acrilico su tela 100x120 cm 


Focus, acrilico su tela 120x100 cm 

Simon, acrilico su tela 100x120 cm 


sabato, maggio 04, 2013

Il colore come suono

Neil Harbisson (1982) è nato con un deficit visivo genetico, l'acromatopsia, che gli consente di vedere il mondo solo in bianco e nero. Dal 2004 indossa sulla testa un eyeborg –una camera che, collegata a un computer che porta nello zaino, legge le onde elettromagnetiche della luce e le trasforma in onde sonore, che sono note musicali- per cui lui non solo è capace di attribuire un suono ad ogni colore, ma anche un colore ad ogni suono, dopo aver memorizzato le frequenze relative ad ogni colore interpretandole come una scala di colori.
Con un po’ di fatica riesce ad avere il permesso di inserire una sua foto con eyeborg per il passaporto perché ritiene che l’apparecchiatura fa parte della sua immagine. Da quel momento è considerato il primo cyborg del mondo. Harbisson sostiene di essere diventato un cyborg quando l'unione tra il suo organismo e la cibernetica ha creato un nuovo tessuto neuronale nel suo cervello, che gli permette di percepire i colori attraverso un nuovo senso: "Non è l'unione tra l'eyeborg e la mia testa a convertirmi in un cyborg ma l'unione tra il software e il mio cervello".



A 16 anni iniziò lo studio delle Belle Arti con un permesso speciale per l'utilizzo esclusivo di bianco, nero e grigi nelle sue opere. Le sue prime opere sono tutte in bianco e nero. Anche in musica ha adottato, in modo naturale, come istrumento il piano perché era bianco e nero.

Nell'ottobre 2003 Harbisson conosce, nell’università, Adam Montandon un professionista della cibernetica e gli racconta la propria condizione visuale. Da quel momento iniziano a lavorare insieme sul progetto dell’Eyeborg. Nel 2007 Harbisson incontra Peter Kese, un programmatore software che gli offre di sviluppare l'eyeborg in modo da permettere di percepire anche la saturazione e non soltanto i toni di colore. In poche settimane crea un nuovo modello di eyeborg con cui può percepire fino a 360 sfumature di colore attraverso i microtonie di saturazione. Più tardi uno studente universitario sviluppa l'eyeborg in un chip permettendogli di farsi impiantare lo strumento e di ascoltare colori che superano i limiti della percezione umana, come l'infrarosso e l'ultravioletto.
  



“La magia delle uova è che sono come dei carillon, se le apri ci trovi un fa diesis”







guardatevi questo video:
http://www.ted.com/talks/neil_harbisson_i_listen_to_color.html


(Ringrazio Anna Barcellona per questo articolo)

mercoledì, marzo 13, 2013


"Egos" IV Edition


Mostra Internazionale d'Arte Contemporanea
18 - 24 marzo 2013
c/o Royal Opera Arcade Gallery
Londra - Pall Mall Street, Sw1y 4U Y – Regno Unito
http://roa-galleria.com/

La rassegna, a cura di Rosi Raneri, critico d’arte e direttore artistico, si terrà presso la Royal Opera Arcade Gallery situata a Westminster, nel cuore di Londra, United Kingdom.
La quarta edizione della mostra avrà luogo
dal 18 al 24 marzo 2013 con Opening il giorno 18 marzo h. 18:00 

La mostra Egos intende individuare differenti "identità" artistiche e delinearne i loro caratteri. Si mostra in tal modo l'esegesi di differenti individualità, stili e percorsi di artisti italiani e internazionali, che volgono le proprie espressioni artistiche all'affermazione della propria analisi e del proprio Ego all’interno del panorama odierno contemporaneo.
La partecipazione è aperta ad artisti italiani e internazionali operanti nei campi della pittura, scultura, fotografia, arte digitale e altri ambiti artistici.





partecipo con il quadro Icio, il sacro pane 120x120cm acrilico su tela (2012) 



giovedì, febbraio 07, 2013

Colore Visione e Creatività

Colore Visione e Creatività


Come ben sapete il colore è il risultato della decodificazione delle diverse lunghezze d'onda della luce riflessa, che viene percepita dai nostri occhi e mandata alle aree del cervello preposte per essere 'tradotta'. Nell'occhio troviamo due tipi di recettori: i coni, preposti alla visione dei colori (fotopica) e i bastoncelli, più sensibili al movimento,  alla visione al buio (scotopica). Questi 'sensori' lavorano in modo indipendente ed entrambi i tipi sono caratterizzati da differenti sensibilità alla luce. A loro volta i coni si dividono in tre categorie, quelli deputati alla visione del verde, del blu e del rosso (per ulteriori dettagli: http://it.wikipedia.org/wiki/Fotorecettore


Ora va precisato che non esiste un solo essere umano che percepisca il colore esattamente allo stesso modo, e per rendere più facile la comprensione di ciò vi basta pensare a quando vedete una foto a colori sul vostro pc, poi sul pc altrui e poi la stampate, avrete tre versioni sensibilmente diverse della stessa foto dal punto di vista cromatico (e spesso anche del contrasto). Accade la stessa cosa con gli occhi ed ancor più col colore 'immaginato', dite BLU a un gruppo di persone e state certi che ognuno di loro avrà visualizzato mentalmente una sfumatura di blu differente.

Va considerato anche che esistono patologie specifiche della visione del colore, come il daltonismo, che agiscono in modo differente a  seconda della percentuale o del tipo (non esiste un solo tipo di daltonismo a differenza di quanto comunemente si crede); online si trovano parecchi test facili facili da fare per autovalutarsi. Provate questo.

Prima di abbandonare l'argomento daltonismo vi invito a visitare anche l'utilissimo sito "Color Scheme Designer"  dove, oltre a poter sperimentare in tempo reale le combinazioni di colore più efficaci per il web (fornisce anche html), potete anche testare come queste vengono percepite in caso di problemi di visione del colore.

Tuttavia esiste anche una cosa chiamata 'intelligenza cromatica' ovvero la capacità di percepire e discernere finissime sfumature, trovate qui il test,  a differenza dei soliti Q.I. in questo meno punti fate più intelligenza cromatica avete (perchè ogni punto è un errore).

Henri Matisse disse: "Il colore soprattutto, forse ancor più del disegno, è una liberazione."

Nell'arte il colore, non più vincolato alla rappresentazione fotografica della realtà osservata, diventa mezzo di comunicazione espressiva, portatore di significati. Nel libro "Color Design Workbook" di Adams Morioka l'autore osserva che quando il colore è scelto nella specifica caratteristica reale che va a rappresentare viene definito colore 'locale', quando invece è inatteso o anomalo viene definito colore 'occulto'. Ad esempio: se una mela viene dipinta in sfumature di blu susciterà nell'osservatore interrogativi sul perchè quel colore insolito usato per descrivere un oggetto tanto familiare, questo probabilmente creerà una sorta di legame comunicativo con l'opera. In questo senso l'alterazione cromatica spinta diventa una chiave di espressione, ma anche una chiave interpretativa e un'astrazione dell'idea percettiva del colore (anche in presenza di un oggetto 'reale' nella sua forma). 

Ecco che la scelta del colore, tanto quanto quella della forma, acquisiscono nell'opera creativa un'importanza chiave. Questa è ben riconosciuta in ambito grafico comunicativo, forse meno esplorata e sentita in ambito pittorico amatoriale, dove per la maggiore si opta per un realismo cromatico o per una sorta di casualità cromatica emotiva.

Eppure anche la scelta del colore più banale mediante accostamenti pensati con altri colori influenza significativamente l'equilibrio di luce ed ombra, e vi sono dei colori che insieme 'vibrano' come se risuonassero reciprocamente. Non a caso i termini 'armonico' e 'cromatico' si utilizzano anche in ambito musicale, anche il suono dopotutto è dato da lunghezze d'onda differenti decodificate dal nostro cervello. Perciò in qualche modo i sette colori dell'iride, vanno ad accostarsi in una sorta di 'mistica' fratellanza con le sette note.


prossimamente affronterò il tema del colore come influenza sulla psiche e come simbolo.

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lunedì, febbraio 04, 2013

Livio Caffieri

schizzo preparatorio per un ritratto di Livio Caffieri



Acquerello terra d'ombra, inchiostro bianco e matita, su carta ruvida colorata