Mostra collettiva a 4 "Qualcuno che ci guardi"
La prima esposizione del 2015 riprende il tema dello scorso anno 'arte/parole' dove ogni esposizione è traccia visiva di testi estrapolati da libri di ogni genere. Un'esposizione insolita perché mira a personificare le opere d’arte, prende spunto da una espressione profonda in cui chiunque potrebbe ritrovarsi e rende l'arte il fulcro dello sguardo umano. Kundera parla di categorie di osservatori, ma in particolare del bisogno di essere guardati. Chi riuscirebbe a vivere senza essere osservato? L'osservazione è attenzione, cura, rispetto: tutto ciò che merita un'opera d'arte. In fondo, cosa c'è di più visibile delle opere d'arte? Esse hanno bisogno dello sguardo del pubblico (prima categoria), degli occhi di chi le crea e si procurano sempre sguardi (seconda categoria), non avrebbero ragione di esistere senza lo sguardo di chi le ama e ama l'arte (terza categoria), vivono e vivranno sempre nel pensiero e quindi sotto lo sguardo degli assenti. Quattro i prescelti volutamente selezionati aderenti sia all'astrazione che alla figurazione, ma si va oltre. Tutto è figurazione in questa mostra, solo che c'è chi si palesa e chi si rifugia in gesti astratti solo apparentemente. La concettualità è avvincente tra le mani di Renato Giorgio e Amelia Salladini che si confrontano tra materia e colore in squarci paesaggistici alternativi; la figurazione si schianta negli sguardi giganti di Tiziana Tirtha Giammetta e Sara Zamperlin che inchiodano l'osservatore con il giganteggiare dei loro protagonisti. Tiziana Tirtha Giammetta si cimenta in volti grandi dai toni intensi in cui spesso emerge il blu, in un contrasto visivo di grande impatto ed eccezionale grandiosità poichè la magia di quell'arte sta nei contrasti tra i monocromi del fondo e il tratto che individua i volti: con soli due colori tutto si compie. Renato Giorgio è un maestro d'arte che nasce con la grafite e si evolve nella concettualità di paesaggi tratteggiati rapidamente in cui cielo e terra si incontrano in un filo centrale di congiunzione da cui tutto parte e tutto si evolve. Amelia Salladini si esprime con piccoli tratti di colore che, affiancati con minuzia, individuano grandi creazioni dove ora alberi ora una grande luna consentono allo sguardo di convertire l'attenzione¸ non si comprende da subito che siano paesaggi, reali o dell'anima poco importa, solo uno studio attento consente di perdersi in quegli orizzonti, in quei cieli di grande suggestione. Sara Zamperlin è istinto geniale a primo acchito, è un'arte viscerale che emerge nell'inconsuetudine di posizioni ed espressioni, un'arte matura ed energica, certa di una grandezza interiore che la particolarizza e la diversifica dalla comune figurazione. “Tutti abbiamo bisogno che qualcuno ci guardi. A seconda del tipo di sguardo sotto il quale vogliamo vivere potremmo esser suddivisi in quattro categorie.La prima categoria desidera lo sguardo di un numero infinito di occhi anonimi: in altri termini, desidera lo sguardo di un pubblico. La seconda è composta da quelli che per vivere hanno bisogno dello sguardo di molti occhi a loro conosciuti. Si tratta degli instancabili organizzatori di cocktail e di cene. Essi sono più felici delle persone della prima categoria le quali, quando perdono il pubblico, hanno la sensazione che nella sala della loro vita si siano spente le luci. Succede, una volta o l’altra, quasi a tutti. Le persone della seconda categoria, invece, quegli sguardi riescono a procurarseli sempre. C’è poi la terza categoria, cui appartengono quelli che hanno bisogno di essere davanti agli occhi della persona amata. La loro condizione è pericolosa quanto quella degli appartenenti alla prima categoria: una volta o l’altra gli occhi della persona amata si chiuderanno e nella sala sarà il buio. E c’è infine una quarta categoria, la più rara, quella di coloro che vivono sotto lo sguardo immaginario di persone assenti. Sono i sognatori.”(Milan Kundera - L’insostenibile leggerezza dell’essere)>a cura di Anna Soricaro, con il patrocinio di Fondazione Giuseppe De Nittis
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